GRAZIE NEW YORK, TORNERO’

Da anni mi parlavano di questa maratona come la più incredibile esperienza che può vivere un runner, adesso che l’ho vissuta ho capito che è vero. Talmente bella, che non so se questo racconto potrà trasmettere emozioni così forti. Ma ci provo lo stesso.

Si dice che la maratona si corra per 30 km. con le gambe, 10 con la testa, 2 con il cuore e 195 metri con le lacrime. Quella di New York si corre tutta con il sorriso sulle labbra. Grazie al Dott. Gabriele Rosa e al progetto di Rosa Associati.

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Nonostante il Parkinson, la Sclerosi Multipla, il Cancro e la Sindrome di Down,

SI! IO MI FERMO NEL QUEENS

Questa non è una gara classica, ma direi piuttosto il “Carnevale di Rio delle Maratone” la festa dei runner di tutto il mondo e di ogni categoria, soprattutto per chi la affronta da runner turista/tapascione, come me ieri.

Ad ogni curva, angolo, ponte o quartiere una festa nuova. Musica, cantanti improvvisati, orchestre di bambini o anziani, percussionisti, qualcuno con un megafono in mano che urla continuamente go go go, you can do it, god job man, oppure il tuo nome se l’hai stampato sulla maglietta.

Non mi interessava arrivare alla svelta, io stavo bene li, volevo partecipare alla festa, dimostrare la mia gratitudine ai newyorkesi per la gioia che mi stavano regalando fermandomi con le persone per strada. E infatti mi sono fermato, ho ballato e cantato, battuto highfive a non finire fregandomene della prestazione, che per me già da tempo non è più una priorità, ricevendo entusiasmo e accoglienza.

Lo dico nell’assoluto rispetto dei runner, che si sono preparati al meglio e hanno corso anche per ottenere il loro personal best, in questa gara dove il tifo del pubblico ti fa volare. Ma la mia corsa è stata un altra l’obiettivo era divertirmi fino alla fine e cosi è stato.

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Approfitto per fare i complimenti all’amico Edoardo Leotta, runner con la malattia del Parkinson da diversi anni, ma anche con la passione alla velocità nella corsa, che con 3 ore e 09 min. ha ottenuto il suo personal best, nonostante un’ annata vissuta con diversi infortuni. Da subito dopo la gara fino al ritorno a casa a Bologna ha avuto gli occhi brillanti e un sorriso che non mostrava da tempo. Anche il suo è stato un modo per battere il Parkinson.

L’INVITO DI NEW YORK ALLA SUA FESTA

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New York, uno splendido giorno di sole di novembre. Con me 70.000 runners da tutto il mondo. Mi sono sentito come un invitato ad una festa in casa dei newyorkesi, non una tipica festa di compleanno, ma la festa di tutta la città, che apre le porte di casa alla gente di tutto il mondo, preparando il miglior sorriso, la massima disponibilita a tenere la musica accesa tutto il giorno, da bere e da mangiare sulla tavola e le porte aperte fino all’ultimo invitato, ognuno ti offriva qualcosa, dalla frutta alle caramelle, dai biscotti alle stringhe di liquirizia fino ai tantissimi con in mano fazzoletti di carta.

Nessuno era preoccupato che vicini di casa, automobilisti o lavoratori incastrati nel traffico creatosi per le deviazioni, si potesse lamentare del frastuono o dei rifiuti lasciati per le strade da questa fiumana di persone.

Solo nel quartiere di Williamsburg, dove risiedono gli ebrei ultra ortodossi, la domenica, giorno sacro le persone sono chiuse in casa, le poche persone in strada sembravano non prestare volutamente attenzione, alcuni bambini giocavano ad attraversare la strada di corsa sfidando il traffico incessante di atleti e mettendo a rischio la loro sicurezza e quella altrui.

A proposito di sicurezza, grande spiegamento di forze, grazie a NYPD polizia, NYFD pompieri e a una organizzazione tutta americana.

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La corsa è iniziata alle 8,30, con gli handbikers, tantissimi da tutto il mondo, ma le strade erano già chiuse dalle 6, e gli ultimi concorrenti sono arrivati dopo 13 ore, calcolando dall’ultima onda di partenza, alle 11 la mia, il tutto è finito alle 24.

Riuscite ad immaginare una città come New York, 8,5 milioni di abitanti, oltre all’afflusso di turisti che ogni giorno riempie le strade, che decide di dedicare totalmente la giornata e di non porre limiti di tempo agli arrivi, proprio per includere chiunque? Se non è ospitalità questa!

10.000 VOLTE JORGE

Ho fatto gran parte della gara ridendo e salutando il pubblico, come se fossi Bruce Springsteen che passa in mezzo ai suoi fans, sentendomi urlare il nome stampato sulla mia maglietta almeno 10.000 volte, calcolando un metro al passo per 42 km e il fatto che mi chiamavano, ogni 4 passi di media, in modi diversi a seconda delle etnie.

Quando ringraziavo, urlando, sorridendo o con le lacrime agli occhi, il pubblico indicandolo, ricevevo ancora più urla e applausi, in uno scambio di energia indimenticabile e mai provato prima, che ho avuto la fortuna di conoscere per la prima volta proprio qui.

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Il mio nome in questa occasione era Jorge, ho deciso un paio di mesi fa di farmi chiamare così e farmi aiutare ad arrivare al traguardo dalla incredibile forza di questa ancora potenziante legata al suo nome. Jorge, un ragazzo ecuadoreno – conosciuto grazie a Catia Tilli, una amica coach musicoterapeuta – che sogna e fa progetti, lavora e si impegna tutti i giorni, continuando a lottare per essere felice nonostante la SLA che lo lo ha reso tetraplegico e lo obbliga a comunicare con un computer comandato dagli occhi.

DAL VERRAZZANO BRIDGE, CON VISTA MARE

Quale altra maratona al mondo, ti mette in una condizione mentale ottimale come questa?

Siamo partiti, al colpo di cannone dal Verrazzano Bridge, con vista sull’oceano a destra, mentre a sinistra vedevamo già l’arrivo, rappresentato in lontananza dallo skyline di Manhattan, potendo da subito proiettare l’immagine del nostro arrivo a Central Park, tra noi e la finish line, un mare di km.

EMOZIONI E BRIVIDI

Ancora, quale altra maratona al mondo percorre ponti così lunghi?                Sono partito sulla corsia stradale inferiore coperta del Ponte di Verrazzano, a un certo punto qualcuno ha intonato “We are the Champion” centinaia di persone hanno risposto cantando il ritornello, vi lascio immaginare l’effetto che faceva, sentire il canto delle voci che rimbalzavano sulla copertura.

Dopo chilometri di tifo e incitamento rumoroso e continuo, abbiamo percorso il Queensboro Bridge in silenzio, per sentire poi poco alla volta aumentare di nuovo il rumore delle grida delle persone e della musica, che annunciava il nostro arrivo sulla First Avenue in tutta la sua lunghezza.

MANHATTAN, CAMMINO E CORRO

L’ultimo ponte, il Madison Avenue Bridge arriva intorno al 30° km. e ci porta sulla 5° strada, da questo momento in poi, il sorriso è più latente, la testa che prima godeva della festa ora è più impegnata a gestire un dolore al piede destro e l’affaticamento dei miei ipertrofici polpacci. Polpaccio grosso fastidio grande!

La mia terapia quotidiana normale prevede due assunzioni di Sinemet 100,05, una appena alzato e una prima di pranzo, partendo dal presupposto che sono sveglio dalla prima assunzione di levodopa alle 4,30 di mattina e che la seconda è stata alle 10,30 mezz’ora prima della partenza, mi sono portato una compressa di riserva in caso di bisogno, quando faccio sport nella seconda parte della giornata lo faccio.

Sono le 15,30, ci ragiono un po’ faccio un check del mio corpo, sto facendo attività fisica da quasi 4 ore, ne avrò ancora per un ora e mezza più o meno decido per l’assunzione, voglio capire se mi può aiutare a diminuire l’indurimento dei polpacci e il dolore al piede.

Alla fine non ho avvertito cambiamenti sostanziali in nessun ambito, magari un po’ di effetto placebo. Allo stesso tempo decido per una strategia di risparmio energetico e suddivido in pezzi l’impegno fisico e mentale, comincio ad alternare cammino e corsa. Avevo già fatto tratti di cammino ad ogni rifornimento anche prima, ma da qui in poi metodicamente corro 800 e cammino 200 metri.

Il ritmo, per chi mi ha seguito in diretta sull’applicazione, diminuisce drasticamente, sono circa le 16 e i grattacieli ci nascondono il sole, la temperatura scende e sento un po’ di freddo anche per la diminuzione del ritmo e della temperatura del corpo.

…CONTINUA… i prossimi capitoli saranno:

-SORPRESA! CENTRAL PARK ARRIVA AL KM. 43 E 790

-LA MEDAGLIA E LA GRANDE FATICA

-DOV’È ALFONSO?

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