Feriti e bagnati, all’arrivo quasi uniti.

Non eravamo ancora partiti e contavamo già un ferito e appena dopo lo start si aggiungeva anche un ritiro.

Le previsioni erano di pioggia e la vigilia era trascorsa in un continuo confrontarsi sul meteo della domenica. Ognuno aveva la sua applicazione di riferimento, che giurava essere la più affidabile.

Le consultazioni passavano dalle App nazionali a quelle estere, con la Svizzera a due passi non poteva infatti mancare l’infallibile precisione dei loro canali di previsioni meteo.

Il percorso presentava salite e discese e l’organizzazione, per ragioni di sicurezza, decideva il taglio di una salita e relativa discesa pericolosa. Dei 110 km. previsti per il percorso che avevamo scelto, ne sarebbero rimasti 87.

Se piove non parto!

Il mio grande amico Luca, che spesso ci segue come tifoso nelle gare di triathlon, stavolta doveva essere tra i protagonisti, ma causa previsioni avverse, annunciava in anticipo il suo forfait: “Vengo a cena come previsto ma non mi fermo per la gara” aveva detto.

“Non pioverà vedrai, o al massimo prendiamo quattro gocce”, alla fine, incalzato per tutta la cena da me, che quando voglio partire per una gara arrivo al punto di convincermi di avere superpoteri tali da condizionare anche il clima terrestre, aveva cambiato idea, .

Luca con il figlio Andrea

Luca è veramente un grande amico e quando dice una cosa la mantiene, perciò, nonostante avesse deciso che l’indomani non sarebbe partito, era venuto comunque da Bergamo per cenare col gruppo. E proprio per la sua volontà di starsene a letto il giorno dopo, non si era portato ne la bici e nemmeno tutta l’attrezzatura per la gara. Cosi in seguito al suo “volontario” cambio di intenzione, subito dopo cena era rientrato a Bergamo per ripartire all’alba per raggiungerci in tempo per schierarsi con noi alla partenza.

Granfondo “Tre Valli Varesine”

Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio. Eravamo a Varese, Parkinsonauti, caregiver e amici, per partecipare, grazie all’invito di EOLO, la Società telefonica main sponsor della manifestazione, alla granfondo internazionale che, tra saliscendi colline e laghi, attraversa la provincia di Varese per un totale di 140 km circa per il percorso lungo e 110 per quello corto.

La squadra era composta, oltre a me, dai Parkinsonauti, Mariagrazia Pastori, Angelo Gualtieri e Daniele Bortoli e gli amici Annalaura Maurin, Annamaria Plizzardi, Massimo Guzzi, Luca Verzeri e Nicolini Giampiero. Era la prima partecipazione del PARKINSONAUTI TEAM ad una granfondo.

Una mattina grigia e fresca

L’avventura era iniziata venerdì pomeriggio con il montaggio del gazebo, ad attendermi per aiutarmi, a Varese c’era Massimo Guzzi, che della zona è di casa. Era continuata sabato, nella zona expo della manifestazione, con il sole che andava e veniva, seguita dalla cena divertente con tutto il gruppo.

La notte in camera con Daniele, il ragazzo burlone e Angelo, il bello della compagnia, era trascorsa condita da qualche siparietto scherzoso e divertente. Qualche ora di sonno, come sempre troppo poche, la luce si accende e si ricomincia con le battute. Devo ancora capire perchè i parkinsonauti dormono poco.

La sveglia non suona

Anche da me la sveglia non suona mai, men che meno se si tratta di una vigilia di una qualsiasi attività sportiva. Comunque la sveglia con gli amici è sempre accompagnata dal sorriso.

Fuori buio pesto, 8 gradi e pioggerellina, appuntamento con le ragazze per la colazione alle 6,45. Se non fosse stato per il gruppo avrei rinunciato, ma dopo aver fatto un duro lavoro di persuasione e motivazione per tutto il weekend, dicendo che male che andava avremmo preso quattro gocce, non era un opzione accettabile.

Passati i primi 5 minuti, la voglia di saltare in sella con gli amici e vivere questa nuova avventura mi aveva già fatto cambiare stato d’animo, mi vedevo sulla linea di partenza pronto a scattare sui pedali.

Piove li?

Sono circa le 6, suona il telefono, è Luca: “qui piove e li”? “Noooo qui no, tranquillo, a che ora arriverai”? “7,30 sono li, ritiro il pacco gara e ci vediamo nel parcheggio per la vestizione, pronti per il caffè e le foto alle 8,30 in zona partenza.

Ultimi ragionamenti condivisi sulla scelta dell’abbigliamento e siamo pronti per la colazione. Con noi una decina di motociclisti della scorta che seguirà la gara.

Carichiamo le macchine e si parte, andiamo verso i parcheggi e la linea di partenza. Certo la giornata non invoglia ma nell’arrivare verso la zona gara il movimento, le persone, le biciclette creano quell’atmosfera che ti coinvolge e motiva a prendere il via.

Partenza col botto

Cerco di riunire il gruppo per le fotografie, non siamo al completo, ma ormai siamo al limite del tempo, facciamo una foto e ci mettiamo in fondo alle griglie in attesa di Maria Grazia e Giampiero.

Abbiamo deciso di partire per ultimi perché non sarà una gara ma una pedalata in compagnia, non vogliamo rischiare di farci travolgere da qualche gruppo di scalmanati che vanno toppo forte per noi.

“Pronto MariaGrazia, noi siamo in fondo all’ultima griglia, voi dove siete?” “Gianpiero è caduto si è fatto un bel taglio all’arcata sopraccigliare, deve farsi medicare, voi andate”. Ma no dai vi aspettiamo, non abbiamo fretta.

Eccoli li vediamo arrivare, il taglio è profondo, ma com’è successo? Una pozzanghera nascondeva una buca profonda, Gian la attraversata, la ruota anteriore si è piantata causando la caduta in avanti e l’atterramento a faccia in giù.

Parkinsonauti si diventa

Gianpiero si mette nelle mani dei volontari della crocerossa, noi ci fermiamo appena sorpassata la linea di partenza in attesa di capire l’entità dell’intervento, per decidere con Mariagrazia cosa fare.

Si avvicina una persona che ci ha visti schierati sulla linea di partenza, ha intuito qualcosa dalle parole dello speaker e ci chiede chi siamo. È uno di noi ha il Parkinson e vuole aiutarci, è già diventato un Parkinsonauta, il suo contributo sarà prezioso.

Di corsa in ospedale

Le notizie dall’infermeria non sono buone, Gianpiero deve andare in ospedale, noi siamo fermi, ormai la carovana della gara è andata e siamo indecisi sul da farsi.

Mariagrazia vorrebbe andare con suo marito, ma non la farebbero nemmeno entrare, ed è pronta per vivere la sua prima granfondo.

Abbiamo la bici di Gian da mettere in custodia ma le auto sono lontane, e le chiavi della loro macchina sono nella tasca di Mariagrazia, che decidendo di venire con noi non permetterebbe a Gianpiero di andare poi a cambiarsi.

Non ci fermerà, la soluzione è creativa

Ecco che il nostro nuovo amico Parkinsonauta diventa una risorsa fondamentale. Con la bici a mano cammino e corricchio con le scarpe da bici tacchettate, facendo attenzione a non cadere, alla ricerca di un posto per metterla al sicuro, mentre gli altri sono ancora fermi in attesa.

Ecco trovata la soluzione sicura, con tanto di carabinieri a fare la guardia, il seggio elettorale presente nel palazzo del comune dove c’è l’area Expo della gara.

Con fare supplicante racconto al responsabile del seggio chi siamo e cosa è successo, intanto cerco uno spazio per la bici, tra l’incidente subìto da Gian e la nostra condizione di “malati” che a volte è utile, sono convinto che riuscirò a non farmi dire di no.

Gli scrutatori non sono convinti, trovo un angolo dove non da fastidio, mentre la posiziono insisto spiegando che da li a poco, qualcuno con la maglia rosa come la mia sarebbe venuto a prendere la bici.

È fatta, li ho convinti ad aiutarmi. Il nostro nuovo compagno Parkinsonauta, è rimasto per tutto il tempo ad aspettare di rendersi utile. Gli affidiamo le chiavi della macchina, la sua missione è raggiungere Giampiero nella tenda della Croce Rossa digli dov’è la bicicletta e consegnargli la chiave.

Non siamo soli

Siamo pronti a partire, nel frattempo abbiamo perso un altro componente del gruppo, Annamaria Plizzardi, che già era incerta sul da farsi, infreddolita dall’attesa ha deciso di ritirarsi.

Nel partire ci rendiamo subito conto che non siamo soli, abbiamo le auto a farci compagnia, dopo il passaggio dei corridori le strade sono state riaperte e non c’è più nessuno per strada a indicarci il percorso. In un paio di occasioni indoviniamo la scelta, poi ad un bivio prendiamo la strada sbagliata.

La fortuna è della nostra, per ora non piove, l’errore fatto ci riporta dopo pochi chilometri sul percorso insieme agli altri. Abbiamo tagliato una salita e una discesa, ritrovandoci in compagnia di altri ciclisti.

La fortuna finisce

Ora comincia a piovere, ma siamo attrezzati. Facciamo una mezz’oretta sotto l’acqua tra una salita e una discesa impegnativa, facendo molta attenzione a non cadere.

Arriva per me una foratura, si fermano ad aiutarmi Max Guzzi e Daniele Bortoli, in tre ci mettiamo veramente poco fa a cambiare la camera d’aria. Ripartiamo, loro due molto più in forma di me, mi staccano e se ne vanno.

Rimango da solo per un po’ finché raggiungo Annalaura e Mariagrazia, che mi comunica che ha sentito Gianpiero. Sta abbastanza bene, anche se la caduta gli è costata 6 punti di sutura e la faccia gonfia. Angelo, Daniele, Luca e Max invece sono più avanti.

Tra una salita e una discesa, laghi e colline ormai mancano all’arrivo una decina di chilometri. Ecco i ragazzi, ci stanno aspettando per l’arrivo insieme, manca solo Daniele, che sentiva le gambe girare alla grande e ha mollato tutti.

Ultimi chilometri

Gli ultimi chilometri sembrano non finire mai, nonostante il rifornimento di metà percorso con torta e pane e salame, cominciano a farsi sentire la fame e l’umidità ha superato le barriere delll’abbigliamento tecnico.

Ultimo strappo in salita e siamo in città, ci accordiamo per la formazione d’arrivo cercando Daniele, convinti che sia in attesa prima del rettilineo finale.

Eccoci sulla linea del traguardo, vicini e uniti, come sempre succede quando si muovono i Parkinsonauti. Tra freddo pioggia ed incidenti, qualcuno lo abbiamo perso per strada, ma la prima granfondo del PARKINSONAUTI TEAM l’abbiamo portata a termine.

Anche stavolta possiamo dire che lo sport ci ha regalato MOMENTI DI GUARIGIONE.

Lo testimonia anche il sorriso di Daniele che ci aspettava si, ma dopo il traguardo. Durante le nostre imprese sportive, sono talmente tanti i pensieri, le sensazioni e le emozioni che viviamo, che il Parkinson proprio non trova spazio.

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Un pensiero su “Feriti e bagnati, all’arrivo quasi uniti.

  1. Franco

    Ciao. Mi chiamo Franco. Mi è stato diagnosticato il Parkinson nel 2011, ma sapevo di averlo già da almeno tre anni. Ho sempre fatto alpinismo, sci alpinismo, arrampicata e MTB, Quando l’ho saputo pensavo di impazzire. Ma grazie anche a chi mi era vicino, ho ripreso la mia vita, il mio lavoro di architetto e soprattutto ad andare in montagna. Anche se in modo più attento, e a liveli meno intdnsi, fino all’anno scorso. Poi i ĺockdawn, le chiusure mi hanno stoppato un po’. Ora faccio camminate e ciaspolate. Ma mi tengo sempre in movimento. Le salite in montagna più belle e intense le ho fatte con Mr. Parkinson nello zaino.

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